CIL 9, 2689

EDR 079026

L(ucius) Calidius Eroticus

sibi et Fanniae Voluptati v(ivus) f(ecit).

Copo, computemus. Habes vini ((sextarium)) I , pane(m)

a(sse) I, pulmentar(ium) a(ssibus) II. Convenit. Puell(am)

a(ssibus) VIII. Et hoc convenit. Faenum

mulo a(ssibus) II. Iste mulus me ad factum

dabit!

Costretti ad abitare in piccolissimi monolocali, vere e proprie cellette di un alveare, all’interno di palazzine alte e spesso instabili, i Romani tendevano a vivere il più possibile fuori casa, in piazze, terme, botteghe e mercati, luoghi invasi da individui provenienti dai più lontani centri dell’Impero, ammantati in vesti variopinte ed esotiche e dotati di curiosi quanto spesso inusuali accenti. Va da sé che in una società così dinamica e multiculturale, che proprio di tanta diversità aveva fatto una delle sue principali risorse, luoghi di aggregazione come bar (thermopolia) e osterie (popinae) risultavano assai gettonati, vuoi per necessità, vuoi anche per… piacere.

Questa iscrizione proveniente da Isernia racconta, in modo simpatico e pittoresco, la storia di un oste (copo), probabilmente il defunto Lucio Calidio Erotico, un ex schiavo, sposato a Fannia Voluptas (un cognome che in italiano sarebbe “Voluttà”) – una coppia bene assortita, a giudicare dai nomi! Per la moglie e per sé, Erotico aveva fatto edificare in vita il sepolcro di cui resta, oltre che il testo, un grazioso rilievo raffigurante la scenetta, dal sapore tutto teatrale, di cui le poche righe pervenute costituiscono quella che, con termine moderno, potremmo definire sceneggiatura. C’erano una volta un oste, un mulo e un viandante…

Inscrizione da Isernia, CIL 9, 2689 = EDR 079026

Un cliente e l’oste, il nostro Erotico, fanno il conto alla fine di un soggiorno che, a giudicare da quel che si legge, non dovette essere affatto sgradevole (tutt’altro!), ma certo non del tutto soddisfacente. Vino, pane e pietanze non mancarono e sul prezzo l’avventore non discute, anzi si mostra d’accordo (convenit); stessa cosa per una ragazza (puella), che pure costò otto assi ma che, a giudicare dal tono del cliente, dovette valerli tutti (et hoc convenit!). Il solo problema è rappresentato dal costo del fieno per il mulo: due assi, l’equivalente del piatto di pietanze. “Questo mi porterà alla rovina!”, esclama il poveretto, in un disperato tentativo di impietosire il copo e ottenere uno sconticino. Come biasimarlo?

Viene da pensare, a questo punto, che il Signor Erotico e la Signora Voluttà, presi dalla gestione del locale e, senz’altro, delle loro allegre fanciullette, avessero servito al mulo le pietanze del cliente, anziché del semplice fieno. Poco male: la bestia, come il padrone, dovette restare davvero soddisfatta del servizio! Non si vede forse nel rilievo un ampio sorriso allargarsi sul suo muso?