Cautopati                                                                                             

C(aius) Munatius

Quir(ina) Tiro IIvîr (:duovir)                                                   

i(ure) d(icundo), et C(aius) Mun=

atius Fronto

filius, d(ono) d(ederunt).

 

 

Gaio Munazio Tirone, della tribù Quirina, duoviro con potere giurisdicente, e il figlio Gaio Munazio Frontone diedero in dono a Cautopates (questo altare)”


 

“Papàààààààà!!!!!!”

“Papààààààààààààààààààà!!!!!”

“Gaio Munazio Tironeeeee!!!!”

“Ohhhh!!!”

“Eh Mehercules mi rispondi solo se ti chiamo per nome ormai…”

“Gaio Munazio Frontone…non urlare e non dire parolacce…ero…ero fuori dalla domus che mi intrattenevo con dei componenti dell’ordo decurionum, sai quest’anno sono duoviro, te l’ho già spiegato mille volte che sarò spesso impegnato…abbi pazienza se non ti rispondo subito oh…”

“Va bene padre, perdonami.”

“Perdonato…cosa c’è che avevi da sbraitare così? Che ti agita figliolo?”

“C’è una cosa che devo dirti che ieri mi ha spaventato. Ieri, più o meno al tramonto, ero sotto il portico della domus del mio amico Lucio a giocare…hai presente? Quello che abita sotto quel monte alto alto che ha spesso la neve in cima…”

“Sì, Gaio, ho presente…parli sempre di questo Lucio e dei suoi dadi…”

“Ah ecco ecco…si comunque, eravamo lì che tiravamo i dadi…ad un certo punto un dado rimbalza malamente e finisce fuori dal porticato. Allora mi precipito a cercarlo nel cortile insieme a Lucio, carponi a terra. Finalmente dopo una lunga ricerca lo ritrovo tastando il terreno con le mani e allora subito salto in piedi verso Lucio urlando “Trovato!!!” ma all’istante mi pietrifico. Dietro Lucio, che dava le spalle al monte più alto di tutti, spuntava dalla cima un’enorme ombra scura, un alone cupo che sembrava pronto a saltarci addosso!!! Subito siamo tornati a ripararci sotto il portico, sperando che quel mostro nero non ci trovasse uscendo da dietro la montagna. Dopo un po’, ci facciamo coraggio e usciamo nel cortile a controllare se quello spettro tetro ci fosse ancora, ma per fortuna non c’era più. Che cos’era papà? Abita dietro a quell’alta montagna? Forse è un nume? Ho avuto tanta paura, padre.”

 

 

“Ahahahahaha piccolo Gaio, tu hai avuto il piacere di incontrare Il Genio della Montagna, di cui forse hai sentito parlare con il nome di Cautopates!”

“Genio della montagna? Caunotates?”

Cautopates, figliolo, Cau-to-pa-tes.”

“No, mai sentito papà.”

“Allora siediti qui, ti racconterò tutto dal principio. Devi sapere, Gaio, che ogni equinozio d’autunno, quando il Sole sparisce dietro quell’alto monte, quell’ombra scura sovrasta la cima e sembra che sia prossima a saltare giù e sommergerci tutti, ma invece si limita ad osservarci. I nostri antenati, i Camuni, che abitavano in queste valli da tempo immemore, lo temevano molto, esattamente come te.”

“Ma… i Camuni chi sono?”

“Ah figliolo devo spiegarti proprio tutto…ma il litterator cosa ti spiega a scuola? Comunque, i Camuni sono il popolo che era insediato in queste zone della Venetia et Histria. Nel nostro corpo scorre ancora il loro sangue e infatti, come sai, noi apparteniamo alla gens Quirina, che è la tribù che è stata assegnata proprio ai Camuni nel momento in cui i Romani hanno conquistato queste terre, la Valcamonica, durante il principato di Augusto. Almeno lui sai chi è?”

“Sì papà.”

“Bene dai, il litterator a qualcosa serve allora…comunque, i Camuni si spaventavano ogni volta che quello spirito si mostrava dietro la montagna, finché impararono a non temerlo, ad accoglierlo e a venerarlo e gli diedero un nome, Genio della Montagna. Questo spirito, che con il passare del tempo si è trasformato in una divinità locale, si festeggia ogni equinozio d’autunno, e a lui i Camuni affidavano -e anche noi affidiamo- le nostre terre perché siano fertili durante l’inverno.”

“E Cuatotapes padre?”

“Cau-to-pa-tes!!!”

“Scusami.”

“Non preoccuparti…allora dov’ero, sì, Cautopates. Cautopates è il frutto della fusione e dell’integrazione tra le tradizioni dei Camuni e dei Romani. Tu mi chiederai che significa, e io ti anticipo. La nostra valle, dopo la conquista dei Romani, divenne, come ancora puoi vedere ora, una società cosmopolita: molti commercianti, soldati e liberti si trasferirono qui dal resto dell’Europa e dall’Oriente, portarono con loro le loro credenze e le adattarono alla nostra valle. Così, alcune delle tradizioni dei nostri antenati camuni sono state gradualmente adattate e reinterpretate dalla società romana, e così è successo anche per il nostro Genio della Montagna. Affinché chi lo vedesse per la prima volta non si spaventasse com’è accaduto a te ieri, il Genio della Montagna è stato rimodellato e gli è stato dato un nome latino. In più trovarono una forma umana che bene si adattava al Genio, un buffo personaggio con un berretto e abiti orientali che tiene una fiaccola verso il basso, che indica l’arrivo dell’autunno: Cautopates. Ecco perché era la divinità perfetta per identificare e dare sembianze umane al Genio: entrambi simboleggiano l’arrivo dell’autunno. Sono stato un po’ lungo ma spero tu abbia capito Gaio.”

“Sì, sì, padre, ma perché è vestito in quella maniera strana?”

“Quanto sei curioso Gaio, tutto tua madre! Prima, quando ti raccontavo che molti stranieri si trasferirono qui con i loro culti e le loro tradizioni…ecco, tra queste vi era il culto verso una divinità orientale, Mitra. Di solito questo dio è raffigurato in compagnia di due portatori di fiaccole, posti ai suoi lati. Uno si chiama Caute, tiene la torcia verso l’alto e per questo è il simbolo dell’alba o della primavera; l’altro chi sarà mai?”

“Taucoca….insomma lui.”

“Gaio, CAUTOPATES!!! Comunque sì, bravo, proprio lui! Come ti dicevo, lui è simbolo del tramonto e dell’autunno, poiché rivolge la sua fiaccola verso il basso. Essendo originario dall’Oriente, dalla lontana Persia, porta gli abiti tipici di quella regione. Il suo berretto è, invece, il copricapo tipico dei Frigi, un popolo che vive sempre in quella zona dell’impero. Ecco perché ti sembra così buffo. Ti è chiaro tutto adesso?”

 

 

“Sì papà, sei stato molto chiaro! Ho capito tutto e non ho più paura di quell’ombra scura! Un giorno vorrei che dedicassimo un altare a questo CauposacaupoCautopates papà, io e te, il tuo nome ed il mio, per dimostrare a tutti che non lo temo e che mi rivolgerò a lui se ne avrò bisogno!”

“Oh finalmente l’hai pronunciato correttamente! Perché no figliolo! Ora va’ da Lucio a spiegargli cos’hai scoperto oggi, dai, ci vediamo più tardi.”

“A più tardi padre!”