AESCULAPIUS: Sembra che anche l’ultimo visitatore abbia lasciato il salone per questa sera. E per fortuna! Giusto oggi gli addetti del Museo hanno portato un nuovo monumento, proprio qui, in questa sala, a farmi compagnia. Sono proprio curioso di sapere di chi si tratta. Ehi tu! Sì, tu che te ne stai lì in angolo. Mi senti? Perdonami, ma non riesco a vederti bene, per Giove tonante, come vedi ho perso la testa da parecchi secoli ormai!

ANNA PERENNA: Ah! Ti lamenti di aver perso la testa! Io invece sono solo un’iscrizione scolpita su un altare votivo! è già un miracolo che riesca a sentirti.

AESCULAPIUS: Mi pare di riconoscere la tua voce, ora che ti sento, ma sì, sì, certo, ti devo aver incontrato una volta durante la mia lunga esistenza, tu sei, sei …

ANNA PERENNA: Anna Perenna.

AESCULAPIUS: Anna Perenna? Mai sentito questo nome. Devi essere una divinità minore.

ANNA PERENNA: Divinità minore lo sarà tuo padre Apollo, caro Esculapio.

AESCULAPIUS: Però, parole forti per essere solo un altare votivo, cara Anna Perenna! Io almeno ho un corpo quasi integro, di marmo lucente, e anche piuttosto affascinante oserei dire.

ANNA PERENNA: Ah per Ercole! Sarà pure affascinante la tua veste di marmo e avrai pure un corpo quasi integro che io non ho, ma certo non è integra la tua memoria, visto che non hai più la testa! Nemmeno ti ricordi, infatti, che molto tempo fa ce ne stavamo tutti e due presso quei grandi edifici romani di questa città, l’antica Feltria, che ora si trovano sotto l’attuale Duomo cristiano, in quella che adesso i mortali chiamano “area archeologica”.

AESCULAPIUS: Non parlarmi di cristiani! Probabilmente sono stati proprio loro a staccarmi la testa, anche se francamente non lo ricordo con precisione, … così come non mi ricordo assolutamente di te! Davvero eravamo posizionati vicini? Mi ricordo, sì, un grande edificio, ma c’erano tante statue e tanti altari tutti attorno…

ANNA PERENNA: È incredibile! Ma come fa il dio della medicina a dimenticarsi di quello che ha vissuto?

AESCULAPIUS: Ma insomma, per chi mi hai scambiato? Per Mnemosine la dea della memoria? Io sono molto più vecchio di te ed è chiaro che qualche dettaglio mi sfugga dopo quasi tremila anni di vita, porta rispetto!

ANNA PERENNA: Ah per tutti gli dèi! No che non sei più vecchio di me, caro Esculapio. Io ero una dea molto venerata a Roma nelle fasi più antiche della sua storia, quando ancora era una piccola città del Lazio, prima che si desse alla conquista del mondo. A quei tempi tu eri venerato prevalentemente in Grecia e dell’Italia non ti curavi. Ti ricordi della peste che colpì Roma nel 291 a.C.? O dovrei dire CDLXII ab Urbe condita, quando erano consoli Lucio Postumio Megello per la terza volta e Gaio Giunio Bubulco Bruto per la prima volta? Fu allora che, consultando i Libri Sibillini, il Senato di Roma decise di costruirti un tempio sull’Isola Tiberina.

AESCULAPIUS: Oh, questo sì lo ricordo! I Romani vennero a Epidauro per portare una mia statua nella loro città. E il mio serpente, di cui qui puoi vedere solo una piccola parte delle sue spire di candido marmo alla mia destra, sceso nelle acque del Tevere, si diresse verso l’isola Tiberina, e proprio lì, per mia volontà, i Romani costruirono il mio tempio. Ad ogni modo, da quel momento in poi il mio culto è stato progressivamente portato da Roma nell’Europa Occidentale. Ah, giorni gloriosi! All’epoca c’era molto più lavoro di adesso! Da quando siamo stati tutti pensionati, nessuno si ricorda più di noi vecchi dèi.

ANNA PERENNA: Ah, non me ne parlare! Almeno il tuo culto si è sviluppato a tal punto da renderti un dio noto e conosciuto anche in questa epoca, ma di me chi si ricorda? Eppure un tempo ero una dea importante, pensa che ero patrona del 15 marzo, ovvero le idi del mese, proprio come lo era Giove in persona!

AESCULAPIUS: Ma davvero? Patrona delle idi di marzo come il padre Giove?

ANNA PERENNA: Certo! La festa in mio onore si svolgeva durante gli inizi dell’anno romano non solo perché ero la protettrice del capodanno, ma anche perché le mie prerogative divine sono connesse con il rinnovamento ciclico annuale del mondo naturale. Dopotutto, a metà marzo comincia la primavera e io ero venerata proprio come divinità tutelare della fertilità dei campi e della natura che rinasce.

AESCULAPIUS: Interessante, ma dimmi, precisamente, in che cosa consisteva la festa in tuo onore?

ANNA PERENNA: Ah sapessi, era una delle feste migliori! Il popolo si radunava in un boschetto sacro, a me dedicato, al primo miglio della Via Flaminia, sulle sponde del Tevere, e lì, durante i festeggiamenti, mi venivano offerte abbondanti libagioni di vino per festeggiare l’arrivo dell’anno nuovo e della primavera, in un’atmosfera colma di gioia, ritmata da canti, mimi e danze. Inoltre, proprio perché io presiedo al capodanno, durante i festeggiamenti, i Romani si dicevano vicendevolmente: Anna ac Peranna!, ovvero “Che tu possa trascorrere e compiere bene l’anno!”

AESCULAPIUS: Se posso chiederti… Come mai proprio quella location?

ANNA PERENNA: È stata una scelta simbolica: l’ubicazione esterna dal recinto sacro della città, richiamava il luogo isolato in cui dovevano stare le giovani romane per ritualizzare il loro cambiamento di status.

AESCULAPIUS: In che senso? Che cambiamento subivano?

ANNA PERENNA: Tranquillo! Era un cambiamento naturale. Durante l’anno alcune ragazze assistevano al loro primo ciclo mestruale e passavano, così, all’età adulta. Ovviamente la vicinanza dell’acqua era d’obbligo! Essa aiutava a ricreare la simbologia della purificazione.

AESCULAPIUS: E tu cosa facevi?

ANNA PERENNA: Io mi impegnavo a essere la loro guida in questa iniziazione. Le aiutavo a rendersi consapevoli di aver raggiunto la loro maturità sessuale.

AESCULAPIUS: Ma quindi era una festa per sole ragazze?

ANNA PERENNA: No, era una festa inclusiva! Con me c’era Liber Pater che seguiva i giovani ragazzi durante il passaggio nel divenire iuvenes. La festa celebrava la consapevolezza di essere diventati adulti. Ma come ho detto, l’evento non era solo simbolico… Ti assicuro che c’era veramente da divertirsi!

AESCULAPIUS: Sembrano davvero delle belle feste! Eppure non ne ho mai sentito parlare…

ANNA PERENNA: Questo perché, come ti dicevo prima, il mio culto si è sviluppato soprattutto nelle età più antiche ed era circoscritto alla zona di Roma. Proprio lì infatti si trova una fonte a me dedicata, che fu utilizzata fin dal IV secolo a.C. Le pratiche magiche, poi, erano comuni allora, non a caso i miei fedeli erano soliti gettare monete all’interno della mia fonte a mo’ di portafortuna, ma gettavano anche lucerne, o tabellae defixionum, te le ricordi quest’ultime, Esculapio? Erano quelle piccole lamine di piombo dove i Romani erano soliti incidere maledizioni da lanciare ai loro nemici…

AESCULAPIUS: Certo, certo che me le ricordo! E poi magari i colpiti dalle maledizioni invocavano me per guarire! Ma dimmi, se il tuo culto era prevalentemente localizzato a Roma, dove c’era questa importante fonte, perché un tuo altare si trova proprio qui, a Feltre?

ANNA PERENNA: Certo la tua è una domanda legittima, ma mi chiedi di ricordare degli eventi che al momento mi sfuggono…

AESCULAPIUS: Ah! E poi dici a me che non ho la memoria integra! Tu non ricordi nemmeno che cosa ci fai qui!

ANNA PERENNA: Ho solo un’idea di massima in effetti. So per certo, infatti, che l’élite di Feltria aveva rapporti abbastanza stretti con il mondo dell’Urbe, quindi molto probabilmente un esponente di alcune di queste famiglie feltrine deve aver visto la mia fonte, dove venivano offerti in mio onore anche altari votivi simili a questo, e in questo modo è venuto a conoscenza del mio culto. Una volta tornato qui, dunque, mi ha dedicato questo altare, forse assimilandomi a qualche altra divinità del luogo con prerogative simili alle mie, ma che io non conosco.

AESCULAPIUS: Una supposizione più che plausibile direi, cara Anna. Devo dire che è stato molto piacevole conversare con te, abbiamo riportato entrambi alla memoria i bei vecchi tempi andati!

ANNA PERENNA: Eh già, almeno d’ora in poi avrò qualcuno con cui parlare, ora ti saluto, cerco di dormire un po’, sai, quasi venticinque secoli di esistenza si fanno sentire!

AESCULAPIUS: A chi lo dici! Notte Anna!

ANNA PERENNA: Notte Esculapio!  

AESCULAPIUS: Anna? Sei ancora sveglia?

ANNA PERENNA: Si! Dimmi, come mai non riesci a dormire?

AESCULAPIUS: È da quando abbiamo iniziato a parlare che sento un rumore continuo, sembra acqua che scorre, come se ci fosse un ruscello di campagna proprio qui, dentro questa sala!

ANNA PERENNA: Ah sì, scusa… Ho fatto mettere io questo suono! Come ti dicevo sono una ninfa e sono così legata all’acqua che il solo suono mi tranquillizza. Spero non ti dia fastidio, fidati che rilasserà anche te! Ascolta e vedrai che riuscirai subito a prendere sonno.

Vuoi che lo tolga? Esculapio? Esculapiooo? Mi sa che si è già addormentato…

 

* Questo progetto di storytelling epigrafico è stato elaborato da Ludovico Morando Bevilacqua, Eleonora Boscolo, Davide Pettenò, Giulia Vettori e Davide Zennaro nell’ambito del Workshop “Epigrafia dall’Adriatico alle Dolomiti”, svoltosi a Feltre e dintorni dal 31 agosto al 4 settembre 2021 sotto la direzione di Lorenzo Calvelli, Alessandro Del Bianco e Franco Luciani. L’iniziativa è stata cofinanziata e patrocinata da: Comune di Feltre, Association Internationale d’Epigraphie Grecque et Latine, Dipartimento di Studi umanistici dell’Università Ca’ Foscari Venezia, Terra Italia Onlus