Veteranus legionis XIII

L(ucius) Gellius [- filius]
Ouf(entina) Varus
veter(anus) leg(ionis) XIII
Geminae
(EDR124617; Milano, abbazia di Morimondo)
Ho lavorato queste terre
e le mie mani
hanno conosciuto amore e fatica.
Una stagione dopo l’altra
il nitore dell’alba
mi ha sorpreso nei campi
ed io ho tremato
sotto quell’onda di luce.
Ho piantato alberi
di fico, pruni e melograni:
cresceranno per i miei figli,
per i nipoti, e i loro rami fioriti
faranno ombra alla mia tomba.
Di me si dica:
fu un uomo semplice e buono,
migliore con il tempo e con l’età.
Poi lo si scriva pure,
se si vuole, sotto il mio nome:
veterano, vent’anni
a combattere lungo i confini.
Di quei giorni ricordo
la neve chiazzata di rosso,
il fiume, i compagni,
la paura di non ritornare.
Della guerra mi porto dietro
queste due cicatrici
e tutte quelle invisibili ferite
che non ho saputo ricucire.
Lo si scriva dunque,
a grandi lettere - veterano
della tredicesima legione -
ma sottovoce si aggiunga:
a volte preferirebbe non esserlo.